La Recherche, servendoci delle stesse parole di Proust, può essere senz'altro considerata un romanzo d'introspezione, qualcosa d'intermedio tra un romanzo d'azione e il saggio psicologico, nella misura in cui, come spiega Luc Fraisse, in essa dall'esperienza, dall'azione viene estratto quel saggio psicologico che la anima, traducendolo in scrittura. O forse, dall'esperienza, nei suoi aspetti più intimi e in quelli più sociali, vengono estratte quelle leggi, quelle costanti che vanno a comporre la trama psicologica che fa di ogni azione, di ogni pensiero, di ogni passione un romanzo all'interno del più ampio romanzo che è la nostra vita.

Benché questa definizione dell'opera proustiana colga qualcosa di essenziale del romanzo, appare a ben vedere riduttiva. La Recherche non può essere appiattita sul genere letterario del romanzo psicologico. Come ha scritto anche Tadié, essa contiene in realtà tutti i generi letterari: è un romanzo comico, un romanzo tragico, un romanzo d'avventure, un romanzo erotico ecc.

Accanto a letture dell'opera che negano persino l'esietenza di una vera e prorpia prospettiva sociologica proustiana, più spesso è stata attribuita a Proust una visione della società in linea con quel carattere individualistico, egocentrico, soggettivistico che parrebbe contrassegnare il romanzo. Nel complesso finora è prevalsa l'idea che Proust non faccia della vera e propria sociologia nel romanzo, ossia non conduca a questo proposito una riflessione basata su presupposti teorici originali o comunque da lui indagati a fondo. Ciò malgrado in esso centinaia e centinaia di pagine siano dedicate a rappresentare i vari milieu sociali frequentati dal Narratore-protagonista e malgrado tante pagine siano dedicate ad analizzare la passione dello snobismo.

Anche chi ha sottolineato la complessità di piani e di prospettive che innerva la Recherche, riconoscendo, a fianco della centralità della dimensione individuale, il ruolo della società e anche della storia nel romanzo — in contrasto con letture iper-soggettivistiche secondo le quali il protagonista vivrebbe più o meno separato dal mondo, in una sorta di rêverie snobistico-allucinatoria — non ha approfondito oltre un certo punto la riflessione sulla società contenuta nel romanzo, accontentandosi di raddrizzarne l'immagine eccessivamente intimistica presentata da molti studi.

Persino sulle letture più aperte alla valorizzazione di quello che potremmo chiamare il côté sociologico della Recherche, come quelle pionieristiche di Benjamin e Adorno, pesa un'immagine dandystica dell'uomo Proust, immagine che in qualche modo attenua il valore emancipativo riconosciuto alla critica proustiana dello snobismo, critica con la quale Proust avrebbe dunque un po' faticosamente superato e trasceso il suo stesso snobismo.

I rari tentativi di investigazione esplicita e sistematica della riflessione sociologica contenuta nella Recherche, a parte i tentativi di lettura in chiave marxista tra i quali per certi aspetti si può far rientrare il lavoro di Pierre Zima condotto nella prospettiva dello 'strutturalismo genetico' di Goldman, hanno per lo più indicato nelle teorie di Gabriel Tarde la principale fonte teorica di ispirazione di Proust. In particolare su tale fonte ha insistito Anne Henry nei suoi lavori dei primi anni '80. Nella Recherche sarebbe cioè contenuta una teoria che contrappone l'emergere dell'individuo geniale, creatore, 'eroico' da un gruppo uniforme, bloccato nel cerchio delle proprie abitudini e convenzioni sociali. Questo modello avrebbe il vantaggio, oltre che di fissare un quadro teorico in cui ben s'inserisce la critica all'esprit d'imitation e al moi superficiel che pervade il romanzo, anche di ben accordarsi con la teoria estetica di ispirazione idealistico-romantica contenuta ne Le Temps retrouvé e che sorreggerebbe l'idea proustiana della creazione artistica.

Recentemente, però, l'importanza dell'influenza di Tarde su Proust è stata messa in dubbio da una nuova interpretazione avanzata da Cathrine Bidou-Zachariasen, che sostiene una maggiore vicinanza del Proust sociologo con le teorie rivali rispetto a quelle di Tarde, e cioè con le teorie di Émile Durkheim. Bidou-Zachariasen, nel suo lavoro si occupa anche del ruolo dell'Affaire Dreyfus nella Recherche, mostrando come esso assuma nel romanzo la funzione di "operatore sociale" e come alla fine il modello borghese incarnato da Mme Verdurin abbia il sopravvento su quello aristocratico dei Guermantes. Tra individuo e gruppo, tra singolo e società non vi sarebbe allora quella contrapposizione rigida che di norma è stata attribuita al discorso proustiano, vi sarebbe invece una forma di relazione dialettica molto più simile a quella tratteggiata in certi scritti proprio dallo stesso Durkheim. La credibilità dell'accostamento Proust-Durkheim sarebbe accresciuta dal fatto che il sociologo francese era un dreyfusardo convinto e militante, mentre Tarde apparteneva al fronte opposto, ed è nota la posizione assunta da Proust di fronte all'Affaire.

Il forum Proust 2002 intende stimolare il dibattito dei critici e dei lettori dell'opera proustiana intorno all'ancora troppo poco indagata sociologia della/nella Recherche, mantenendolo aperto anche grazie alla possibile connessione con la tematica-chiave dell'Affaire Dreyfus, connessione che crea un ponte con il forum 2001, dedicato, come i lettori sanno, ai rapporti di Proust con l'ebraismo.

Riferimenti bibliografici

T.W. Adorno, George e Hofmannsthal. A proposito del carteggio (1891-1906), tr. it. in Prismi, Einaudi, Torino, 1972, pp. 189-232, pp. 196 e sgg.

T.W. Adorno, Il saggio come forma e Piccoli commenti a Proust, tr. it. in Note per la letteratura 1943-1961, Einaudi, Torino, 1979, rispettivamente pp. e pp. 5-30 e 191-202.

W. Benjamin, Per un ritratto di Proust, tr. it. in Ombre corte. Scritti 1928-1929, Einaudi, Torino, pp. 354-269, pp. 354, 362.

  1. Beretta Anguissola, La lobby Verdurin, in "Quaderni Proustiani", 1, 1999, pp. 23-40.

C. Bidou-Zachariasen, Proust sociologue. De la maison aristocratique au salon bourgeois, Descartes & Cie, Paris, 1997.

L. Fraisse, L'esthétique de Marcel Proust, Sedes, Paris, 1995.

A. Henry, Marcel Proust: théories pour une estétique, Klincsieck, Paris, 1981.

A. Henry, Proust romancier. Le Tombeau égyptien, Flammarion, Paris, 1983.

J.-Y. Tadié, Proust, tr. it. Il saggiatore, Milano, 1985.

P.-V. Zima, Le désir du mythe. Une lecture sociologique de Marcel Proust, Nizet, Paris, 1973.